L’Ucraina e l’enigma delle mire di Putin

La crisi ucraina si è notevolmente aggravata con il riconoscimento di Donetsk e Lugansk da parte di Mosca.

E ora il problema è vedere se Valdimir Putin si fermerà o se si vorrà spingere oltre. Perchè se da un lato il Presidente russo nega di avere mire espansionistiche (“La Russia ha deciso ieri di riconoscere la sovranità delle due Repubbliche popolari del Donbass. Ci aspettavamo speculazioni sull’argomento e che si dicesse che la Russia cerca di ricostruire un impero all’interno dei confini imperiali”, ha dichiarato) dall’altro la siruazione appare diversa con continui movimente di truppe al confine ucraino. 

Insomma, la prima cosa da capire è se Putin si vorrà fermare al riconoscimento della parte controllata dai separatisti, o se vorrà espandersi su tutta la regione e andare oltre la linea di contatto tra separatisti e Ucraina. 

Ma secondo gli analisti dell’Istituto Affari Internazionali sono anche altre le opzioni sul terreno.

Una seconda possibilità per Putin è di fermarsi, testare l’occidente e capire come rispondere, anche perché il calcolo russo prevede che Unione europea e Alleati si spaccheranno sulle sanzioni. Dmitrij Medvedev, vice presidente del consiglio di sicurezza,  ha detto che “di solito le pressioni occidentali sono temporanee e poi passano” riferendosi alla guerra in Georgia nel 2008, con il riconoscimento dell’Abkhazia e dell’Ossezia del sud.

Il terzo scenario è fermarsi e mantenere le truppe in Bielorussia e Ucraina. In questo modo si potrebbe avere uno scenario di alternanza di escalation e descalation in Ucraina, che farebbe crollare il paese, anche economicamente. La minaccia di guerra in questi giorni aveva già prodotto enormi danni all’Ucraina.

Il quarto scenario: andare oltre il riconoscimento dei separatisti e puntare a Kiev, in altre parole scatenare la guerra su larga scala. Il discorso che Putin ha fatto stasera sul riconoscimento di Donetsk e Lugansk, ci ha fatto capire che il presidente russo nega il diritto ucraino di essere un paese indipendente. Con il discorso del 21 febbraio, Putin ha cercato di riscrivere la storia, con l’aiuto del mito dell’Unione sovietica ha affermato che l’Ucraina come stato indipendente non è mai esistito e fa parte dalla Russia. Questo discorso non esclude la guerra su larga scala.

Ma la palla passa ora all’occidente: è attesa la risposta su quello che è già avvenuto, ovvero sulla violazione del diritto internazionale e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Dalle risposte dell’occidente dipenderanno i futuri passi di Putin.

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