Dopo le elezioni si apre il confronto-scontro nelle coalizioni

Il Centrodestra ha vinto le elezioni amministrative di domenica imponendosi al primo turno a Genova, Palermo e L’Aquila ma anche in altri capoluoghi come Rieti, La Spezia, Oristano. Il Centrosinistra vince a Taranto, Padova e Lodi.

E all’interno della coalizione di centrodestra il voto cambia gli equilibri: per la prima volta certificato dalle urne, arriva il sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega. E Meloni, forte dei risultati e del flop della Lega, lancia subito l’avvertimento ai compagni di viaggio: “Il fatto che siamo la forza di traino – dice – è un’indicazione della chiarezza delle posizioni. Agitare l’uomo nero – ammonisce – non funziona più”.

Sul fronte opposto al successo del PD fa da contraltare il flop dei 5Stelle che ora crea problemi nell’alleanza e nel cosiddetto campo largo sognato da Enrico Letta. In proposito Andrea Marcucci. osserva che”il Pd per competere deve avviare un dialogo con Azione, Italia Viva ed i civici”. Anche il senatore Alessandro Alfieri, coordinatore di Base Riformista, parla di “campanello d’allarme”, di “crollo clamoroso” e “preoccupante” dei 5 Stelle su cui riflettere.

Soprattutto si recrimina nei pentastellati. “Questi dati non ci possono soddisfare”, il Movimento “non riesce a stare sui territori” e a “intercettare le sofferenze” della gente. Non si nasconde, il leader pentastellato Giuseppe Conte. E dopo l’ennesimo flop 5 Stelle ci mette la faccia, annunciando la “fase 2” della riorganizzazione interna avviata ormai un anno fa ma “rallentata” – dice il presidente M5S in conferenza stampa – “sia da resistenze interne” sia da fattori “esogeni” come la diatriba legale in corso a Napoli. Non sorridono al Movimento 5 Stelle queste elezioni amministrative, anzi. E l’ex premier lo ammette davanti ai giornalisti. Anche nelle città che hanno visto un’importante affermazione della coalizione ‘progressista’ (che per Conte non è in discussione nonostante il tracollo M5S certificato dalle urne) l’apporto dei pentastellati non si è rivelato determinante. Lo dimostra, ad esempio, il risultato di Verona, dove nello schieramento di centrosinistra a sostegno di Damiano Tommasi il simbolo del M5S non figura neppure.

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