L’Europa preoccupata per il blocco del gas russo, in Italia si prepara l’austerity

“Dobbiamo essere preparati per una sospensione delle forniture del gas russo, che rimane ad oggi lo scenario più probabile” ha detto il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, mentre il quotidiano economico tedesco Handelsblatt. titola che il prossimo inverno sarà “freddo, buio e caro”.
Crescie in Europa la paura per un blocco del gas da parte dei russi che appare sempre più probabile. E le ripercussioni ci saranno il porsimo inverno.
L’attenzione generale, alla vigilia dell’avvio dei lavori di manutenzione del Nord Stream 1, è puntata su quello che accadrà fra 10 giorni, quando il gasdotto dovrebbe riprendere a funzionare regolarmente; l’opzione che Mosca prenda però questa occasione come pretesto per chiudere definitivamente le forniture viene considerata “la più probabile”, secondo il ministro francese Bruno le Maire, che esorta l’Europa a “prepararsi”.
Neppure il collega tedesco Robert Habeck fa mistero di ritenere possibile uno stop completo proprio a partire da oggi.
Il vice di Scholz ha più volte puntato il dito su quello che sembra ormai “uno schema comportamentale” dei russi per impoverire gli stoccaggi, dal momento che Gazprom ha già tagliato del 60% le consegne del gas adducendo problemi tecnici legati a dei pezzi di ricambio delle turbine del gasdotto, che però nell’analisi di Berlino non giustificherebbero affatto una riduzione radicale come quella attuata. Ed è di ieri la notizia che i pezzi bloccati in Canada “a causa delle sanzioni” saranno presto riconsegnati alla Germania.
La situazione appare grave soprattutto in Gernmania. Il problema investe innanzitutto l’industria, ma nonostante le misure di sostegno già prese dal governo neanche i cittadini si sentono al riparo: non tutti potranno infatti permettersi gli esorbitanti aumenti dei prezzi, già annunciati dal vice di Scholz. Si temono aumenti dei costi energetici di oltre 2-300 euro all’anno per le famiglie, e le fasce deboli della popolazione potrebbero non farcela a sostenerle. La ministra dell’Ambiente Lemke ha chiesto che non si stacchi la luce o il gas a chi non riuscirà a pagare subito.
Naturalmente le ripercussioni sarebbero forti anche in Italia, altro Paese dipendente quasi totalmente dal gas russo.E si prepara un piano che prevede razionamento della fornitura alle aziende, meno ore di illuminazione pubblica, riscaldamenti ridotti. Queste alcune delle misure previste in caso di stop totale del gas russo. Insomma, se Vladimir Putin ci stacca il gas, scattano i razionamenti e l’Italia, tra l’altro, dovrà affidarsi ancora alle centrali a carbone per la produzione di elettricità.
Il piano di emergenza del governo di Mario Draghi prevede che le sei centrali a carbone ancora in attività, che dovevano chiudere tra tre anni, aumentino la produzione. Nelle ultime settimane hanno raddoppiato gli standard produttivi degli ultimi anni e hanno coperto fino all’8% del fabbisogno.
Tra i primi a subire lo stop energetico in caso di impennata del livello d’emergenza saranno le aziende energivore. Il piano prevede l’interruzione delle forniture per un periodo limitato a cementifici, acciaierie, imprese dedite alla produzione di ceramica al vetro. Si potrà inoltre mettere mano alle riserve.
Sul piano dei consumi si stringerà l’austerity. Allo stato attuale, fino al 30 aprile 2023 le temperature negli uffici pubblici non potranno essere superiori ai 19 gradi di inverno e sotto i 27 d’estate ma il governo è pronta a ritoccare i limiti fino a due gradi e a limitare il numero di ore di accensione. Dal punto di vista dell’illuminazione pubblica lampioni spenti “sulla rete stradale cittadina ed extra-urbana” e niente luce su monumenti ed edifici storici.